De “Il Signore degli Anelli” e del caso Vittoria Alliata

Questo articolo è nato solo grazie all’esistenza di un altro articolo che parla di Vittoria Alliata e del Signore degli Anelli. Mi riferisco a questo articolo by “I Cercatori di Atlantide” scritto da Gloria Comandini. Ho trovato l’articolo davvero interessante e completo. Ne ho ricavato alcuni spunti che mi sento di condividere. Cara Gloria, mi rivolgo principalmente a te e spero mi perdonerai se ti do del tu. Quanta ricerca e quanto lavoro devi aver fatto per scrivere un pezzo del genere e riassumere tutto con riferimenti puntuali. Davvero complimenti, impresa titanica.

In generale non sono d’accordo su moltissime cose, a partire dal fatto che, a mio modesto parere, quando i termini e i nomi che fanno parte di un’opera diventano talmente iconici da essere sopravvissuti a decenni e decenni, essere diventati linguaggio comune di generazioni di lettori, parte ufficiale di importantissime opere cinematografiche, icone vere e proprie della natura stessa di un’opera… prendere e decidere di cambiarli è qualcosa di grottesco ed estremamente arrogante. Ovviamente, con questo non mi riferisco a Fatica che, povero cristo, è stato pagato per farlo… lo fa. Sennò lo fa qualcun altro, che discorsi. Qualcun altro che magari non traduce la poesia dell’anello con google translate (che è un’accusa dimostrabile eh, non campata in aria) e ne rispetta ritmica, rime e struttura magari, ma questo é un altro discorso.

Il bagaglio culturale che si porta dietro una traduzione

La nuova Poesia dell'Anello

La vergognosa traduzione della Poesia dell’Anello, ad opera di Ottavio Fatica. Notare l’assenza di rime, ritmo, metrica.

É proprio l’idea di sbarazzarsi di tutto il bagaglio del passato e trasformare tutto in termini sconosciuti a chiunque che è sbagliata. Crea divisione, incomprensioni, distanza, non fa nulla di positivo se non un mero esercizio fine a sé stesso di “presunta” maggiore fedeltà all’Opera originale. Gli anglofoni non vedranno mai cambiare le parole e i nomi dei personaggi del Signore degli Anelli, o di Harry Potter per quel che vale. Noi siamo schiavi invece dei capricci della casa editrice di turno che ne detenga i diritti.

Questa vicenda mi ricorda il caso della pessima traduzione di Evangelion da parte di quell’incapace di Gualtiero Cannarsi. Solo che in quel caso Netflix si è resa conto dell’errore ed ha anche chiesto giustamente scusa, rimuovendo la traduzione.

È un discorso complicato, molte opere sono state tradotte e ritradotte, è vero. Tuttavia, secondo me, l’iconicità di certi nomi dà loro identità precise che dopo tanto tempo le trasformano in opere d’arte e non andrebbero mai modificate a quel modo. Sarebbe come ritrarre i baffi sulla Gioconda perché oggi ci si è resi conto che forse era un autoritratto. Non so se mi spiego. Revisionismo selvaggio e senza un senso vero.

Presunzione di innocenza (o di buona fede)

Vittoria Alliata

Unica critica reale che mi sento di portare all’articolo: ho trovato un po’ fastidioso quel modo di sottintendere che la Alliata mentisse nel dire che Tolkien le aveva approvato il testo, solo perché ella stessa non ne ha mostrato prova concreta in pubblico rendendo consultabili le presunte lettere. Di norma, essendo io una persona garantista, credo sia logico supporre che uno sia sincero e innocente fino a prova contraria. Dall’articolo mi pare di capire che la Alliata menta fino a prova contraria, come se l’onere della prova di quel che dice sullo scambio epistolare stesse a lei.

Mi sembra una cosa disturbante. Diamo per scontato che dica il vero a meno che non possiamo dichiarare con prove inconfutabili il contrario, no? È mai anche solo stata smentita ufficialmente da qualcuno in merito a queste sue parole? Non mi risulta. Avrà anche il diritto di sfoggiare le lettere in questione solo in ambiti giudiziari, no? O siamo alle forche e vogliamo che renda tutto pubblico come l’era di internet pretende? Non so, dimmi tu. Mi permetto di fartelo notare solo perché, come hai scritto, le critiche non ti dispiacciono se argomentate. Cosa comune solo alle persone intelligenti, tra l’altro.

Il Signore degli Anelli, prima che svanisca

libri Bonpiani Signore degli Anelli

Libri Oro Bompiani, 2007. Copertina Rigida, FORMATO 11,50 x 18,50 cm.

In ogni caso mi sento di consigliare una sola cosa a chi è riuscito a leggere sino a qui: procuratevi prima di subito una copia (o più copie) della Trilogia nella traduzione iconica e che tutti conosciamo e amiamo, poiché i libri sono veramente stati rimossi da Amazon e da tutte le librerie online che ho potuto controllare. I libri si degradano, si rovinano, meglio averne di scorta perché se dobbiamo davvero accontentarci, d’ora in poi, del lavoro di gente come Fatica… stiamo messi davvero, ma davvero male.

Io, come sapete, pubblico giochi di ruolo e mi trovo a guidarne la traduzione spesso, anche se dall’italiano all’inglese e non viceversa. Il lavoro di adattamento è sempre impegnativo, richiede l’attenzione del traduttore, di me che seguo la linea editoriale, dell’autore del gioco (se non sono io) e del setting, dell’editor inglese. Di molte persone. Se davvero bastasse prendere grossolanamente intere parti di testo e darle in pasto a un algoritmo per fare un lavoro del genere, saremmo tutti professionisti della traduzione. Su Amazon, come dicevo, non è più possibile trovare le precedenti edizioni del Signore degli Anelli perché brutalmente rimosse: appare ancora link e immagine, ma se ci si clicca sopra si ottiene solo un errore di redirect errato. Allora eccovi una recensione della nuova traduzione realizzata da Ottavio Fatica, giudicate voi, specie in merito alla Poesia dell’Anello.

La presunta aderenza al testo promessa dal nuovo traduttore, Ottavio Fatica, non è rispettata. Fatica aveva detto che avrebbe seguito le indicazioni di Tolkien sulla traduzione dei nomi: a volte lo ha fatto, a volte no, a random. Ma il problema non è quello. Per tutto il resto delle poche pagine questa pretesa aderenza al testo diventa una traslitterazione di cui era capace Google Translate con la supervisione di uno studente di liceo. Esempio: nella prima pagina c’è la parola “undicentesimo”. Tolkien lì aveva scritto “eleventy-first”, che è un calco in inglese di un numerale in old english. Dato che parla inglese Tolkien ha un motivo etimologico per inventare un neologismo. Fatica no, la nostra lingua è diversa e il neologismo che usa è fuori luogo e scorretto. Al posto di “undicentesimo” (che peraltro è un calco dal latino “undecentesimus”, che significa “novantanovesimo”, quindi doppia cavolata) avrei messo un corretto “centoundicesimo” – che è l’unico termine italiano adeguato – oppure, se proprio bisognava tentare di imitare pedissequamente Tolkien, “centoundecimo” o “centundecimo”.

La traduzione presenta diversi altri problemi, come l’uso di costruzioni sintattiche inglesi – segno certo di una traduzione poco attenta. Inoltre i Raminghi sono diventati “Forestali”, Samvise ora è “Samplicio”, Montagna di Fuoco è “Montagna Fiammea”, l’Ovesturia ora è “Occidenza”… insomma, un mezzo sfacelo. La Poesia dell’Anello in quarta di copertina contene veri e propri errori, oltre a scelte discutibili e niente metrica. Sapendo quanto sono importanti canzoni e poesie nel Signore degli Anelli, Fatica ha fatto una roba inguardabile.

Insomma, prendetelo pure se proprio volete ma fossi in voi preferirei un’altra edizione.

EDIT: per sostanziare la mia opinione sulla Poesia dell’Anello, esemplificativa del resto, metto quanto segue senza commento. A voi la decisione.

Originale
«Three Rings for the Elven-kings under the sky,
Seven for the Dwarf-lords in their halls of stone,
Nine for Mortal Men doomed to die,
One for the Dark Lord on his dark throne
In the Land of Mordor where the Shadows lie.
One Ring to rule them all, one Ring to find them,
One Ring to bring them all and in the darkness bind them
In the Land of Mordor where the Shadows lie.»

Vicky Alliata di Villafranca, riveduta e corretta da Quirino Principe, 1974
«Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,
Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra,
Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende,
Uno per l’Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra,
Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra nera scende.
Un Anello per domarli, un Anello per trovarli,
Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli,
Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra cupa scende.»

Ottavio Fatica, 2019
«Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo,
Sette ai Principi dei Nani nell’Aule di pietra,
Nove agli Uomini Mortali dal fato crudele,
Uno al Nero Sire sul suo trono tetro
Nella Terra di Mordor dove le Ombre si celano.
Un Anello per trovarli, Uno per vincerli,
Uno per radunarli e al buio avvincerli
Nella Terra di Mordor dove le Ombre si celano.»

Google Translate con tre correzioni mie, 2019
«Tre anelli per i re degli Elfi sotto il cielo,
Sette per i signori (dei) Nani nelle loro sale di pietra,
Nove (per gli) uomini mortali condannati a morire,
Uno per il Signore Oscuro sul suo trono oscuro
Nella terra di Mordor, dove giacciono le ombre.
Un Anello per dominarli tutti, un Anello per trovarli,
Un Anello per portarli tutti e nell’oscurità (legarli)
Nella terra di Mordor, dove giacciono le ombre.»

Come già detto, Cannarsi e Fatica ci dimostrano che così non è. Che ci vuole conoscenza dell’opera, approfondimento, studio ma soprattutto umiltà nel capire che si sta facendo un ADATTAMENTO, non una traduzione letterale. E che ci sono alcuni stilemi, alcuni nomi iconici, alcune parti intere di quell’opera che, se non si trova alla sua prima traduzione, fanno ormai parte del tessuto culturale della popolazione di riferimento. E non è mai il caso di sentirsi dei Messiah in terra e decidere che tutto questo può essere cambiato perché ci si ritiene superiori, perché si pensa di non fare sbagli o che i canoni e le regole della traduzione / adattamento moderni siano cambiati.

Per cui procuratevele, quelle copie della trilogia del Signore degli Anelli tradotta da Alliata. E non date la colpa a lei se non si trova più in giro quella versione: lei sta solo, giustamente, tutelando il suo diritto d’autore che, negli anni, mi pare di capire sia stato ripetutamente e brutalmente violato, sino ad arrivare all’oscena proposta di contribuirle circa 800€ all’anno, a fronte di guadagni decisamente incomparabili. Come se le dessero lo 0,5% sul prezzo di copertina, rendetevene conto.

Io le mie copie le ho ordinate oggi da Ebay, Libri Oro Bompiani, 2007, Copertina Rigida, formato 11,50 x 18,50 cm.
Tra qualche anno, potrebbero essere vere e proprie reliquie.

One Comment:

  1. D’accordo con te su molte cose, soprattutto sul fatto che quel che ho visto della nuova traduzione di Fatica non mi piace, ma – avendo seguito la vicenda fin dal 2018 – devo fare un paio di puntualizzazioni su ciò che scrivi.

    1) La Alliata non mostra le prove dell’approvazione di Tolkien perché non le ha. Come si evince da quel che ha detto e scritto, l’unica “prova” è una terza persona che le ha detto che Tolkien ha detto “mi dicono che la traduzione italiana è fatta bene”. Lei stessa è passata da un vago “So per certo che a Tolkien è piaciuta” a un “Abbiamo concordato il glossario con Tolkien”.
    Il professore, è vero, parlava un po’ di italiano (diamine, tra vive e morte parlava oltre 20 lingue!), ma tutti i riferimenti fatti da chiunque – in primis dalla Alliata – parlano di cose che le furono dette da terzi, e solo negli ultimi mesi ha cominciato a esprimersi in modo che mi sento di definire ambiguo e che sottintende una corrispondenza diretta tra lei e Tolkien. Prima di allora, come riportato dalle fonti citate nell’articolo di “Atlantide”, si parla di “Mi dissero che Tolkien…”

    2) No, non ci vuole “conoscenza dell’opera” per tradurre – altrimenti la prima da bocciare sarebbe proprio la traduzione della Alliata, visto che fu fatta quando Il Signore degli Anelli era uno sconosciuto romanzo inglese. Ci vuole professionalità.
    Sulla professionalità di Fatica non mi esprimo, non avendo letto la sua traduzione; ma su quella della Alliata, avendo avuto la sfortuna di leggere la prima versione (Astrolabio, prima degli interventi di Principe) mi sento di dire che è, indubbiamente, la traduzione di una quindicenne, con tutti gli errori che a quindici anni si fanno traducendo. L’intervento di Principe, mai abbastanza valutato, influisce sul testo per un abbondante 50% – quindi, più che “la traduzione della Alliata con correzioni di Principe”, sarebbe giusto riferirsi a quella versione come “la versione cotradotta dalla Alliata e da Principe.

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